DIESELGATE VW UN VERO DISASTRO PER IL MITO DEL MADE IN GERMANY
In questi giorni sto assistendo veramente basito all’enorme scandalo Dieselgate che sta travolgendo la Volkswagen.
Per stessa ammissione del CEO di VW, che ha rilasciato una videodichiarazione a dir poco sconcertante, sembra che siano stati manipolati i valori dei gas di scarico di undici milioni di automobili da oltre 6 anni.
Ma tutto questo sembra che sia solo la punta dell’iceberg e che sia solo l’inizio di uno scandalo di portata decisamente più grande, visto che si stanno aprendo inchieste in diversi altri paesi, e ci sono rumours che parlano di un coinvolgimento anche di BMW.
Ora, nell’occhio del ciclone c’è l’intero settore automobilistico, non soltanto la Volkswagen.
Tutti i mezzi di informazione ci stanno descrivendo minuziosamente quello che si sta rivelando come uno dei capitoli più cupi della storia dell’economia tedesca ed europea.
Ma aldilà della cronaca dei fatti e delle valutazioni economiche della vicenda, vorrei commentare dal mio punto di osservazione di italiano figlio di madre tedesca.
Ora se ci sono degli aspetti di cui il tedesco normalmente è orgoglioso è il rispetto delle regole, la linearità dei comportamenti, il rispetto per l’ambiente, il rigore e la correttezza, sia nella vita privata che nel lavoro, e queste caratteristiche si sono consolidate nel tempo rafforzando il mito dell’affidabilità tedesca.
Il Made in Germany è un marchio che fonda le sue radici proprio in questo spirito che ha portato nel tempo, in tutto il mondo, ad avere piena fiducia nella qualità e nella sicurezza di tutto ciò che viene prodotto in Germania e VolksWagen, che letteralmente significa l’Auto del Popolo, ne è sempre stato il brand più rappresentativo.
Ora quello che è successo è proprio una brutta, bruttissima storia, perché in questo caso non si tratta di un errore ma di una vera e propria truffa premeditata per aggirare gli organismi di controllo su un tema molto delicato, con danni alla collettività, ai clienti, e all’ambiente, quanto di peggio non si riesca ad immaginare proprio come negazione del mito dell’affidabilità e della correttezza dei tedeschi.
Sono veramente sconcertato perché, già solo quanto è emerso, senza aspettare ulteriori riscontri, che probabilmente aggraveranno ancor di più la posizione di VW, basterà per incrinare seriamente la credibilità per molto tempo, non solo della più grande azienda automobilistica tedesca, ma anche quella di un popolo e di un paese.
In sostanza questo scandalo rischia di essere un vero e proprio tsunami, che avrà molti danni collaterali incalcolabili.
C’è da chiedersi come un board di manager di un’azienda così prestigiosa, possa avere deliberatamente autorizzato questa manipolazione dei dati e quindi la messa in opera di questa truffa, senza pensare alle conseguenze.
Se si analizza la comunicazione pubblicitaria dei principali brand dell’auto tedeschi degli ultimi anni, si nota immediatamente come il comune filo conduttore del Made in Germany sia stato il denominatore comune e basta ricordare i concetti fondamentali dei claim degli spot ADV degli ultimi anni per rendersene conto : supremazia tecnologica tedesca (AUDI), qualità assoluta (DAS AUTO VW), il meglio dell’ingegneria tedesca (OPEL).
E’ incredibile ora l’effetto boomerang in questo nuovo scenario e di come ora questo scandalo stia ritorcendo contro tutti i messaggi di comunicazione con conseguenze inimmaginabili a danno degli stessi brand che hanno cavalcato l’onda di quella che sembrava una supremazia non scalfibile.
Internet e i principali Social Network sono diventati il teatro digitale di questa rivolta dove tutti i messaggi della comunicazione pubblicitaria istituzionale del Brand VW sono ora scientificamente presi di mira insieme al mito tedesco del Made in Germany che si sta sgretolando inesorabilmente a colpi di ironia, nei migliori dei casi, e di satira feroce nei peggiori.
Lo scandalo è appena emerso e sicuramente avrà un impatto durissimo sul brand VW e sulla credibilità dell’intero settore automobilistico tedesco, e ci vorranno anni per riprendersi da questo terremoto che può essere considerato l’11 settembre dell’economia tedesca.
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