INTERNET OF THINGS UNA RIVOLUZIONE CHE PARTE DA LONTANO
“Internet of Things è un fenomeno in piena evoluzione, che sta diventando immensamente importante, in quanto rappresenta la prima vera evoluzione di Internet, un progresso che porterà nei prossimi anni ad applicazioni rivoluzionarie potenzialmente in grado di migliorare significativamente il modo di vivere, di apprendere, di lavorare, di muoversi e di divertirsi delle persone.”
Internet of Things è un fenomeno rivoluzionario, che deve essere inquadrato in un contesto storico che parte da lontano; è interessante però capire com’è nato, quando è nato, quali sono le persone che hanno inciso con invenzioni e intuizioni geniali legate alla possibilità di comunicare senza fili.
Ecco le tappe e la timeline storica dello sviluppo evolutivo che ha portato Internet of Things a diventare realtà:
I primordi
1832: il barone Pavel Schilling in Russia crea il primo telegrafo elettromagnetico. Fece diversi esperimenti a San Pietroburgo con un apparecchio formato da 5 fili di platino isolati, da gomma-lacca e avvolti in una corda di seta, che univano 2 stazioni la trasmittente e la ricevente, in ciascuna delle quali si trovavano 5 aghi calamitati. Con il passaggio di corrente si formavano 10 movimenti che formavano le 10 cifre della numerazione, le quali rappresentavano i segni telegrafici.
.
.
.
1833: a Göttingen, in Germania, Carl Friedrich Gauss e Wilhelm Weber inventano un codice speciale che permette loro di comunicare da una distanza di 1200 metri.
.
.
.
.
.
.
1844: Samuel Morse invia il primo messaggio telegrafico pubblico con il suo codice da Washington, D.C. a Baltimora. Il messaggio, una citazione biblica, recita: Cosa ha creato Dio!
.
.
.
.
.
1926: Nikola Tesla in un’intervista per la rivista Colliers dichiara:
Nikola Tesla – ingegnere elettrico, fisico e inventore
“Quando la logica comunicazione senza fili sarà perfettamente applicata, tutta la Terra sarà trasformata in un enorme cervello, ovvero in ciò che è in realtà: tutte le cose sono singole particelle di un unico e armonico insieme. E gli strumenti attraverso i quali si sarà in grado di fare questo saranno incredibilmente più semplici rispetto al nostro attuale telefono. L’uomo sarà in grado di portarne uno nel taschino del panciotto”
1950: Il matematico, logico e crttografo britannico Alan Turing, uno dei padri dell’informatica e uno dei più grandi matematici del XX secolo, nel proprio articolo Computing Machinery and Intelligence redatto per l’Oxford Mind Journal scrive:
“Possiamo anche sostenere che sia meglio equipaggiare la macchina con i migliori organi sensoriali che il denaro possa comprare, e insegnarle a capire e parlare inglese. Un processo analogo al percorso di apprendimento di un bambino”.
I primi passi di un’integrazione in Rete
1964: In Understanding Media, il famoso sociologo canadese Marshall McLuhan, uno dei più grandi esperti di comunicazione e Media del novecento, afferma:
“…per mezzo di mezzi elettrici, abbiamo istituito un sistema dinamico attraverso il quale tutte le precedenti tecnologie – comprese le città – saranno tradotti in sistemi di informazione”.
.
.
.
1966: Karl Steinbuc, pioniere tedesco della scienza computeristica, che coniò il termine Informatik, sostiene che nel giro di pochi decenni i computer si sarebbero integrati in quasi tutti i prodotti industriali.
.
.
.
1969: l’agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti realizza la rete di computer Arpanet (Advanced Research Projects Agency Network)
.
.
1974: Vinton Cerf , insieme a Bob Kahn, inventa il TCP/IP: acronimo di Transmission Control Protocol + Internet protocol, è un insieme di protocolli di rete su cui si basa il funzionamento di Internet.
Il primo oggetto nella IoT: L’internet Toaster!
1982: Alla fine del 1982 i nuovi protocolli Tcp/Ip, collaudati, sostituiscono i vecchi protocolli del progetto Arpanet.
1984: nasce il Domain Name System, usato per la risoluzione di nomi dei nodi della Rete in indirizzi Ip e viceversa.
1989: Tim Berners-Lee propone un progetto globale sull’ipertesto e inventa insieme a Robert Cailliau il World Wide Web, probabilmente una delle più importanti invenzioni della storia dell’uomo.
.
.
.
.
1990: John Romkey crea il primo oggetto della Internet of Things: un tostapane che può essere attivato e disattivato via Web controllata via SNMP.
(Nell’ottobre dell’anno precedente, in occasione della conferenza Interop, il presidente di Interop Dan Lynch, promise che, se Romkey fosse stato in grado di connettere il suo tostapane in Rete, avrebbe ottenuto il miglior posizionamento tra tutti gli espositori della conferenza successiva.
Il tostapane fu collegato a un computer attraverso la rete Tcp/Ip e venne utilizzata una base di informazioni Snmp-Mib per accenderlo). La cosa, intelligente, funzionò.
.
.
.
.
.
1991: Tim Berners-Lee rea la prima pagina Web e scrive la prima versione del linguaggio di formattazione di documenti con capacità di collegamenti ipertestuali conosciuto come HTML. La nascita del Web risale al 6 agosto 1991, giorno in cui Berners-Lee mise on-line su Internet il primo sito Web, inizialmente utilizzato solo dalla comunità scientifica.
.
1991 : Nello stesso anno, in un articolo sulla computazione ubiqua intitolato Il computer per il 21° secolo Mark Weiser scrive:
“Le tecnologie più importanti sono quelle che scompaiono: si confondono nel tessuto della vita di tutti i giorni, al punto da diventare… invisibili”.
.
.
L’informazione cambia i suoi formati
1993: Quentin Stafford-Fraser crea il Trojan Camera Coffee Pot situata nella Trojan Room all’interno del Laboratorio di Informatica dell’Università di Cambridge. Si tratta della prima webcam della storia, creata per aiutare le persone che lavoravano lontano dalla sala del caffè a evitare viaggi inutili, fornendo sul desktop dell’utente un filmato live della caffettiera in scala di grigi aggiornato per tre volte al minuto.
1994: Steve Mann crea WearCam, ispirandosi alla Trojan Camera Coffee Pot
.1995: Internet scopre la propria vocazione commerciale con Amazon e Echobay (Ebay)
1997: Paul Saffo scrive un articolo premonitore intitolato Sensori: La prossima ondata dell’ innovazione Infotech.
.
.
.
.
1998: nasce Google.
.
.
.
.
.
.
.
Scott Brave, e il professor Hiroshi Ishii sviluppano inTouch, un progetto del Mit che mira a esplorare nuove forme di comunicazione interpersonale attraverso il tatto.
.
.
.
un anno prima di perdere la sua battaglia contro il cancro, Mark Weiser prosegue le sue ricerche e realizza fuori dal suo ufficio una fontana in cui flusso e altezza degli zampilli imitato il volume e l’andamento dei prezzi del mercato azionario.
“L’ubiquitous computing è grosso modo l’opposto della realtà virtuale – scrive Weiser – mentre la realtà virtuale mette le persone in un mondo generato al computer, la computazione ubiqua permette ai computer di vivere qui, nel mondo, in mezzo alla gente”.
Internet of Things: il futuro in tre parole
1999 – è un grande anno per la IoT e il Mit. Internet of things è un termine coniato da Kevin Ashton, direttore esecutivo del Centro di Auto-ID, il quale ricorderà più – avanti:
“Potrei sbagliarmi, ma sono abbastanza sicuro che la frase Internet delle cose sia nata come titolo di una presentazione che ho fatto per Procter&Gamble nel 1999. Collegare il nuovo approccio Rfid della supply chain di P&G con Internet fu un ottimo modo per attirare l’attenzione dei dirigenti.
Credo riassuma un’ importante intuizione spesso ancora fraintesa”
- Neil Gershenfeld ha in mente cose simili dal Mit Media Lab quando scrive il suo libro When Things Start to Think e realizza il Center for Bits and Atoms, (nel 2001)
- Auto-Id Labs nasce come successore orientato alla ricerca dell’Auto-Id Center del Mit, originariamente fondato da Kevin Ashton, e Sanjay Sarma. Questi ricercatori hanno contribuito a sviluppare la Electronic Product Code o Epc, un sistema di identificazione Rfid, destinato a sostituire il codice a barre Upc
Neil Gross scrive sul Business Week:
“Nel prossimo secolo, il pianeta Terra indosserà una pelle elettronica e utilizzerà Internet come impalcatura per sostenere e trasmettere le sue sensazioni. Questa pelle è già cucita insieme ed è composta da milioni di dispositivi di misurazione elettronica incorporati: termostati, indicatori di pressione, rilevatori di inquinamento, telecamere, microfoni, sensori di glucosio, elettrocardiogrammi, elettroencefalografi. Questi saranno in grado di monitorare le città e le specie in via di estinzione, l’atmosfera, le nostre navi, le autostrade e le flotte di camion, le nostre conversazioni, i nostri corpi e addirittura i nostri sogni”
2000: Lg annuncia Internet Refrigerator, frigorifero smart dotato di reader Rfid
.
.
.
.
.
.
2002: The Ambient Orb creato da David Rose e altri ricercatori di una spin-off del Mit Media Lab è rimesso in circolazione (ed è ancora sul mercato): il New York Times Magazine lo considera una delle idee dell’anno. L’Orb monitora il Dow Jones, il meteo e altre fonti di dati e cambia il suo colore in base ai parametri dinamici
.
.
L’Internet of Things diventa popolare
2003-2004: Il termine Internet of Things viene citato su diversi media divulgativi, come The Guardian, Scientific American e il Boston Globe. Progetti come Cooltown, Internet0, e l’iniziativa Disappearing Computer cercano di attuare alcune delle idee, e la Internet of Things inizia ad apparire per la prima volta anche nei titoli di alcuni libri. L’Rfid viene distribuito su larga scala da parte del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel programma Savi e da Walmart nel mondo commerciale
2005: La Internet of Things compie un salto di qualità quando l’Unione internazionale delle telecomunicazioni delle Nazioni Unite pubblica il suo primo rapporto sul tema:
“Una nuova dimensione è stata aggiunta nel mondo delle tecnologie della comunicazione – si legge nel documento – ora avremo la connettività a tutto, le connessioni si moltiplicheranno e creeranno una rete di reti dinamica e completamente nuova, una Internet of Things”
In questo periodo Rafi Haladjian e Olivier Mével inventano Nabaztag, un piccolo coniglio con funzioni Wi-Fi in grado di svolgere diverse funzioni, come comunicare relazioni di mercato azionario, titoli di notizie, fungere da sveglia, segnalare i feed Rss, oltre ovviamente di collegarsi con gli altri dispositivi.
.
.
.
2006-2008: Internet of Things ottiene il riconoscimento da parte dell’Unione europea e si tiene la prima European Iot Conference
2008: Un gruppo di società lancia l’Alleanza IPSO per promuovere l’uso dell’Internet Protocol nelle reti di oggetti intelligenti e per consentire lo sviluppo della Internet of Things. L’alleanza IPSO ora vanta oltre 50 aziende associate, tra cui Bosch, Cisco, Ericsson, Intel, Sap, Sun, Google e Fujitsu.
Dalla Internet of Things alle smart cities
2008-2009: nasce ufficialmente la Internet of Things. Secondo Cisco Internet Business Solutions Group (Ibsg), l’internet delle cose è nata nel momento in cui ci sono state più cose collegate a Internet che persone.
Considerando la crescita di smartphone, tablet e Pc il numero di dispositivi collegati a Internet è salito velocemente a 12,5 miliardi nel 2010, mentre la popolazione umana nel mondo è aumentata di 6,8 miliardi, facendo salire il numero di dispositivi collegati a più di 1 per persona (per la precisione 1,84) per la prima volta nella storia.
2008: Il National Intelligence Council degli Stati Uniti inserisce la Internet of Things tra una delle sei tecnologie civili più dirompenti, riconoscendo il potenziale impatto che potrà avere per gli interessi degli Stati Uniti a partire dal 2025.
.
.
2010: il premier cinese Wen Jiabao ritiene la IoT un settore chiave per la Cina e programma di fare grandi investimenti in materia
Steve Leibson, direttore del Strategic Marketing & Business Planning di Xilinx
2011: si tiene il lancio pubblico dell’Ipv6,il nuovo protocollo Internet : “…che consentirebbe – spiega Steven Leibson, direttore del Strategic Marketing & Business Planning di Xilinx – di assegnare un indirizzo IPv6 per ogni atomo sulla superficie della Terra, e avere ancora abbastanza indirizzi liberi per altre 100 e più Terre”.
Cisco, Ibm ed Ericsson realizzano grandi iniziative educative e di marketing sul tema.
Nasce Arduino una piattaforma hardware semplice, rivoluzionaria e open source ideata e sviluppata per il physical computing dal team guidato da Massimo Banzi, presso l’Interaction Design Institute, un istituto di formazione post-dottorale con sede in Italia a Ivrea, fondato da Olivetti e Telecom Italia.
Arduino può essere utilizzata per lo sviluppo di oggetti interattivi stand-alone e può anche interagire, tramite collegamento, con software residenti su computer, come Adobe Flash, Processing, Max/MSP, Pure Data, SuperCollider.
Arduino e ad altre piattaforme hardware maturano e rendono l’internet degli oggetti accessibile a tutti e anche gli amanti del fai-da-te tecnologico iniziano a interessarsi all’argomento.
Il termine Internet of Things è inserito nell’annuale Gartner Hype Cycle, che tiene traccia di cicli di vita della tecnologia, è passa da technology trigger a plateau of productivity.
I grafici di Google Trends mostrano un interesse costante in termini di volume di ricerca organica.
Samsung, Google, Nokia e altri colossi della tecnologia iniziano a pensare di includere la tecnologia Nfc nei propri dispositivi mobili.
L’Europa mostra continuo interesse e sostegno per l’argomento con il Ict-Fp7 Work Programme, IoT-A e altre direttive digitali e la Gran Bretagna investe 5 milioni di sterline per lo sviluppo della Internet of Things.
La Cina non è affatto da meno e continua a finanziare e sostenere la ricerca nel campo della IoT presso istituzioni come Shanghai Institute e l’Accademia Cinese delle Scienze.
Viene creata la IoT-Gsi Standards Global Initiative, che promuove un approccio unificato per lo sviluppo di norme tecniche che consentano l’Internet delle cose su scala globale.
.
.
.
.
.
.
… ma che futuro ci aspetta con l’Internet of Things?