VAN GOGH ALIVE? UN’INSTALLAZIONE MEDIOCRE

Questa domenica sono stato con tutta la mia famiglia alla Fabbrica del Vapore per vedere la mostra VAN GOGH ALIVE.

In realtà non è una mostra, perché non c’è nessun quadro e nessun disegno esposto, ma è una videoinstallazione basata su videoproiezioni con circa 3.000 immagini animate e sincronizzate per offrire un’esperienza immersiva, che mira a coinvolgere i visitatori con luci, suoni e i colori per trasportarli in un viaggio virtuale nella vita e nelle principali opere del celebre artista olandese.

Ero curioso di vederla, perché avendo lavorato a diversi progetti di installazioni interattive, mi interessava capire e vedere quella che è stata presentata come un installazione di ultima generazione realizzata da una Casa di produzione Australiana la GRANDE EXHIBITION, che peraltro ha progettato e prodotto anche altri format di mostre interattive tra cui anche quella su Leonardo “Da Vinci Inventions” .

L’installazione è basata su una tecnologia da loro chiamata “Sensory 4” basata su 40 videoproiettori ad altissima definizione, ma in realtà il superlativo assoluto è sprecato e sicuramente eccessivo in questo caso, perché le videoproiezioni avevano una resa di buona definizione, ma sicuramente non altissima, dato l’effetto sgranato delle proiezioni, che fa rimpiangere le vecchie multivisioni analogiche basate su sequenze di diapositive che avevano una definizione decisamente più elevata.

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Inoltre alcune sequenze animate erano in alcune fasi un po’ singhiozzanti e scattose, come se avessero dei computer con processori grafici inadeguati per queste proiezioni video, e di conseguenza il mio giudizio da addetto ai lavori, per quanto riguarda  tecniche e attrezzatura di videoproiezione adottate non è sicuramente ottimo, ma solo discreto per non essere troppo critico, visto che c’è un palese tentativo di vendere questo progetto realizzato con tecnologie di videoproiezione dell’ultima generazione.

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Cercando di non entrare in analisi troppo tecniche da addetti ai lavori, l’occasione è stata interessante per verificare l’efficacia di una performance come questa, dedicata alla vita di un pittore come Van Gogh, e per giudicare se Van Gogh Alive è in grado di reggere il confronto con una mostra tradizionale.

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Il risultato è in prima battuta, suggestivo e coinvolgente all’ingresso, ma lo sviluppo della performance ci ha poi  deluso;  le sequenze di animazioni sono un po’ troppo banali e semplicistiche anche se accompagnate da una colonna sonora di vari brani di musica classica e suoni sincronizzati, e risultano progressivamente troppo veloci e montate per seguire semplicemente la musica invece che sviluppare un progetto audiovisivo  basato su una sceneggiatura volta a dare approfondimento e ai contenuti di Van Gogh,  visto che non c’è mai un momento di approfondimento per entrare nel merito artistico delle singole opere per comprendere i valori, i contenuti e le tecniche.

Rimane una presentazione animata, anche con delle soluzioni anche un po’ banali, senza un percorso guidato negli spazi ma lasciato a un libero posizionamento all’interno dello spazio espositivo, allestito come un grande open space, libertà che un po’ disorienta, perchè non da punti di riferimento.

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Al termine rimane solo un risultato troppo vago e superficiale, troppo vincolato ai tempi della performance, con una fruizione passiva che non da modo di essere veramente coinvolti emotivamente, né di avere alcun contributo di approfondimento come invece sarebbe importante dare con un allestimento tecnologico di questa portata.

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Non c’è interazione infatti e non ci sono momenti di approfondimento; tutto è costruito per far vivere un’esperienza multimediale con una durata stabilita, ma all’uscita, nonostante lo sforzo produttivo, rimane la percezione dell’inconsistenza dell’operazione, che ha  sicuramente un valore divulgativo e didattico adatto a bambini e ragazzi, per visite organizzate delle scolaresche o per offrire un momento di intrattenimento alle famiglie assolutamente introduttivo e superficiale sulla vita di questo grande artista

Certamente non può essere paragonata né tantomeno può sostituire, perlomeno in questa forma, l’esperienza di una mostra e della visione dei dipinti originali di un unico grande pittore come Van Gogh.

Il bello di una mostra è proprio quello di poter stare davanti a un quadro per un tempo indefinito e scegliere le opere più interessanti e lasciarsi coinvolgere nel mondo interpretato dell’artista, con un’elaborazione percettiva assolutamente personale, che non può essere sostituita in alcun modo con un’elaborazione animata costruita.

Il risultato quindi è complessivamente mediocre e a mio giudizio assolutamente inadeguato per un target di visitatori che conosce Van Gogh, senza contare poi alcuni grossolani errori di ortografia in alcune didascalie che sono emblematiche di un pressapochismo strutturale, che stride con il valore e l’originalità di questo grande artista.

La scelta di Van Gogh e delle sue opere, è abbastanza infelice perché i colori di Van Gogh non rendono assolutamente in proiezione e rimangono un’interpretazione sbiadita rispetto alla potenza luminosa dei cromatismi originali; probabilmente queste operazioni potrebbero funzionare meglio con altri autori e altri dipinti ma assolutamente non Van Gogh!

Ma allora le videoinstallazioni sono da bocciare?

Secondo me assolutamente no!

Peter Greenaway L'Ultima cena

Se ci ricordiamo l’indimenticabile  performance del Cenacolo di un artista come Peter Greenaway a Milano nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale, non possiamo che riconoscere il valore di quell’opera multimediale, che aveva un senso proprio perché concentrata nello sviluppo interpretativo legato a un’opera sola e unica come l’Ultima Cena di Leonardo.

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Quella fu sicuramente una delle più belle videoperformance  mai viste, emotivamente molto coinvolgente e raffinata oltre a quella realizzata per l’inaugurazione della Reggia di Venaria sempre da Peter Greenaway.

Peter Greenaway
Peter Greenaway – L’ultima cena

E’ necessario distinguere tra videonstallazioni pensate come operazioni culturali di grande spessore curate da grandi artisti come Greenaway, da produzioni di profilo più basso, per offrire un’esperienza immersiva alla Disneyland, con tutto il rispetto per Disney, perchè non sono a mio giudizio paragonabili.

Sergio Curadi

Dal 1984 mi occupo di comunicazione attraverso i new media digitali e, lavorando in questo settore da tanti anni, ho visto nascere ed evolvere la comunicazione digitale sin dalla commercializzazione dei primi personal computer e dal successivo avvento di internet. Amo il mio lavoro e lo porto avanti con grande impegno e passione! Ho partecipato attivamente nel mio piccolo, a questa grande trasformazione economica e culturale come imprenditore creando una delle prime e storiche Multimedia Factory Italiane la EQUART che ho guidato per quasi 20 anni coordinando e realizzando innumerevoli progetti, produzioni ed eventi multimediali. Negli ultimi anni ho svolto attivamente il ruolo di General Manager e Innovation Manager in diverse società specializzate nella Digital Communication attivando degli Innovation LAB. Da fine 2013 sono entrato in SATIZ Technical Publishing & Multimedia come Direttore della Divisione Multimedia Communication. A fine 2014 ho ideato e realizzato con il mio team di SATIZ TPM "IOTEXPO", il 1° Virtual Expo dell'Internet of Things. Da gennaio 2014 sto lavorando allo sviluppo della piattaforma IOTEXPO per la mappatura e la catalogazione di tutti i progetti, le soluzioni, i prodotti e le aziende che si occupano di IoT e a diversi nuovi progetti di comunicazione crossmediale. Da settembre ho affiancato all'attività IOTEXPO, anche INTERNET OF ARTISTS la nuova Startup inglese che sta sviluppando un progetto di una piattaforma digitale innovativa per far interagire le communities di artisti e musicisti nel mondo.

 

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